Camp Erech è un progetto che unisce un’iniziativa sociale nel deserto dell’Adrar, in Mauritania — di grande importanza per la piccola comunità coinvolta — al racconto della storia di Yahya, una vicenda unica, densa di eventi eccezionali, che può essere fonte di ispirazione e di spinta al cambiamento per tutti.

La storia
Negli anni ‘80 e ‘90, Riccardo De Biase è un affermato fotografo di moda e di viaggio che lavora tra Roma, Milano e Los Angeles. A seguito di un divorzio e al progressivo aggravarsi di una malattia neurodegenerativa che lo affligge, abbandona la professione e cambia radicalmente vita.
Si trasferisce in Mauritania, nella regione desertica dell’Adrar. Là conosce Fatimatou, la sposa e si stabilisce nel suo accampamento — Camp Erech — vivendo con lei una vita semi-nomade. Inoltre si converte all’Islam e cambia il suo nome in Yahya (Giovanni Battista).
Simbolicamente, Camp Erech è situato tra due monti: Le petit château e Le grand château. Un’antica leggenda narra che il primo è importante per i cristiani mentre il secondo è caro ai musulmani.
Oggi, Yahya e Fatimatou vivono a Camp Erech con le loro tre figlie: Minatou, Nibkoha e Navissa
In questa sua nuova vita, Yahya si definisce un “cercatore di senso”: uno che — attraverso gli insegnamenti del deserto — cerca emozioni da condividere con gli ospiti di passaggio a Camp Erech.
Infatti — dopo aver lasciato per sempre il mondo della fotografia professionale — Yahya è diventato un travel designer specializzato in circuiti turistici personalizzati e focalizzati sugli aspetti più genuini della vita nel deserto.
Grazie alla profonda conoscenza del territorio e alle grandi doti di narratore, i suoi circuiti sono diventati molto richiesti nel settore del turismo culturale, antropologico e responsabile di nicchia.
Con i proventi generati dai turisti — oltre a sostenere la propria famiglia e le persone che vivono a Camp Erech — ha contribuito alla gestione della scuola del villaggio vicino, dove le figlie studiano, e all’avviamento di piccole attività imprenditoriali per la piccola comunità locale.
L'intervento di Ayzoh!
La malattia di Yahya avanza inesorabile e inizia a manifestare i suoi effetti più invalidanti: per lui è diventato impossibile occuparsi dei circuiti turistici in prima persona.
Per questo, oggi, ha trasformato Camp Erech in una specie di oasi nel deserto dove i viaggiatori che transitano — con altri operatori turistici o con i propri mezzi — possano sostare per uno o più giorni.
Questo progetto di Ayzoh! mira a promuovere — per renderla strutturale e sostenibile nel tempo — questa nuova fase: per lui, per la sua famiglia e per tutte le persone che l’hanno accolto.
L’importanza della storia di una singola persona
Quella di Yahya e della sua famiglia è una grande storia di forza d’animo, di come le difficoltà si possono trasformare in opportunità e di come anche dall’isolamento può sempre nascere un’energia in grado di connettere luoghi e persone distanti tra loro.
La sua vicenda — vissuta negli anni con semplicità, senza proclami o speculazioni commerciali — contiene al suo interno tutti gli archetipi letterari, cioè gli elementi che costituiscono la struttura narrativa di ogni grande racconto: eroe, mentore, guardiano della soglia, messaggero, ombra, mutaforma, catalizzatore.
Questi archetipi sono gli elementi che, fin dall’antichità, trasformano la storia di una singola persona in un racconto epico in cui chiunque può estrapolare un grande insegnamento per la propria situazione momentanea, una spinta decisiva per la propria direzione di vita o — come ci suggerisce Antoine de Saint-Exupéry in un suo scritto presente nel Camp Erech Box — un segnale per capire quanto valgono realmente le proprie divinità.
Dalla storia di Yahya e dall’intero ecosistema di Camp Erech è dunque nato un racconto di vita in grado di ispirare tanti — indipendentemente da livello culturale, status sociale, religione, idee politiche, stile di vita e nazionalità — a non arrendersi, a non piangersi addosso, a crescere restando integri nella propria verità, a lottare per essere promotori del proprio cambiamento e di quello della comunità in cui vivono.

Visita Camp Erech
Per chi vuole vivere un’esperienza fuori dal comune, magari abbinandola a un viaggio lungo le piste più turistiche della Mauritania, è possibile soggiornare a Camp Erech. L’accampamento offre due case tradizionali, una tenda nomade, tre bagni e acqua a volontà.
La formula scelta da Yahya e dalla sua famiglia è quella del “Pay what you want”: vuol dire che non ci sono prezzi fissi e che i visitatori possono lasciare la cifra che ritengono più adeguata, in base ai servizi e ai sorrisi ricevuti…
Costi per viaggiatori indipendenti
Questi sono indicativamente i costi del viaggio per viaggiatori indipendenti che vogliono raggiungere Camp Erech con i propri mezzi.
Questa cifra va versata a Mohamed, una persona di fiducia che vi aiuterà per il disbrigo delle pratiche burocratiche e per il trasporto in hotel
$50E' consigliato passare la prima notte in un albergo di fiducia a Nouakchott, la capitale
$60Da Nouakchott a Aoujeft sono circa sei ore di viaggio. Anche questa è un'esperienza da non perdere...
$20Viaggi organizzati e fotografici
Se non volete preoccupazioni ma volete comunque vivere un’esperienza fantastica, potete affidarvi all’agenzia Quattro Passi di Torino, uno dei partner di Ayzoh!.
L’agenzia, con la sua co-titolare Valentina Bosco che è una grande conoscitrice della Mauritania, è in grado di progettare un viaggio cucito addosso alle vostre esigenze.
Per gli appassionati di fotografia è possibile abbinare questi viaggi a un workshop, molto pratico e intensivo, tenuto dai fotografi professionisti di Ayzoh!.
Perché viaggiare in Mauritania
La Mauritania — punto d’incontro tra il Maghreb e l’Africa subsahariana — è uno dei Paesi che vengono citati meno spesso quando si pensa di viaggiare in Africa.
Pur se la sua offerta turistica è attualmente meno sviluppata di quella dei Paesi vicini — e anche considerando che i problemi di sicurezza, di cui un tempo soffriva, sono stati in gran parte risolti — la Mauritania è una destinazione ricca di storia, cultura e tradizioni umanistiche che va davvero scoperta e vissuta.
Anche per questo il ruolo di persone come Yahya e dei suoi collaboratori locali — con la loro profonda conoscenza del territorio e della cultura locale — va sostenuto: oltre che per il sostentamento della comunità locale, è importante per ispirare un’offerta turistica sostenibile e (realmente) responsabile.

Produzione editoriale
Dal progetto Camp Erech sono nati: una collezione di 100 stampe contenute in uno scrigno di legno; una serie di stampe fine art a tiratura limitata, un libro fotografico e una mostra itinerante.
Ogni fotografia, ogni parola, nasce da un coinvolgimento totale — e in ogni condizione immaginabile — di Giulia e Claudio nella vita quotidiana di Camp Erech, insieme a Yahya, alla sua famiglia e alle persone della piccola comunità che ci hanno accolti .
Ogni prodotto nato da questa esperienza ha l’intento di svelare una storia unica — forse irripetibile — capace di donarti bellezza, forza d’animo, nobiltà di azione, consapevolezza e amore.

La mostra in scatola
In occasione dell’edizione 2023 di We Will Design — la rassegna che BASE Milano organizza durante la Design Week — Ayzoh! presenta l’esposizione Camp Erech: la mostra in scatola, un racconto dove le fotografie di Giulia Zhang & Claudio Maria Lerario viaggiano insieme alle parole di grandi autori per svelare la storia di Yahya e di Camp Erech.
Camp Erech: la mostra in scatola fa parte della rassegna Costituire: materiali, design, diritti promossa dal FestivalDiverCity in collaborazione con Base Milano e il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. Dopo le date di Milano la mostra diventerà un’esposizione itinerante.

Team e Ringraziamenti
Camp Erech è un progetto ideato, finanziato e realizzato da Ayzoh! / Fotografie: Giulia Zhang & Claudio Maria Lerario / Grafica, design e produzione dello scrigno: Ubaldo Samuelli / Testi originali: Giulia Zhang & Claudio Maria Lerario / Citazioni: Autori vari. Il testo di Antoine de Saint-Exupéry è tratto dal libro “Lettera a un ostaggio” / Produzione (stampa, digitale e web): Ayzoh!

Giulia Zhang
Laureata in Lingue, Mercati e Culture dell’Asia, è fotografa professionista dal 2019. Parallelamente studia sociolinguistica con un interesse particolare per le lingue minoritarie o in via di estinzione. E’ co-fondatrice di Ayzoh!.

Claudio Maria Lerario
Fotografo professionista dal 1992. Ha realizzato reportage in 50+ Paesi. Ha contribuito a 200+ pubblicazioni per case editrici, istituzioni culturali e organizzazioni umanitarie sparse in quattro continenti. Non ha una residenza fissa e vive tra Africa ed Europa. E’ co-fondatore di Ayzoh!.

Collaboratrici
Alla realizzazione del racconto fotografico hanno partecipato anche Minatou e Nibkoha — le figlie di Riccardo — e Fatimatou, sua moglie. A loro si è spesso aggiunta, in qualità di “assistente”, la piccola Navissa.
Grazie a...
Afar Textiles, Paola Bertazzi, Valentina Bosco, Lavinia Buldini, Ludovico Buldini, Camillo Calamai, Claudia Chiti, Concetta Ferrario, Barbara Costantin, Emmanuel Edson, Silvia Ferraris, Francesca Fiorentini, Martino Ghielmi, Hotel Spring, Le Bureau Club, Marcello Lerario, Gloria Lisi, Francesca Manili, Ombretta Moschella, New Old Camera, Agatha Orrico, Maria Pacelli, Flaminia Paternò, Giordana Perazzini, Margherita Perazzini, Mario Perazzini, Sabina Piras, Giulio Maria Rampelli, Paolo Ruffa, Annalisa Spaghetto, Giordano Suaria, Francesca Superti, Elena Tarantini, Elisa Tassinari, Eugenia Trani, Vadoinafrica, Ryuichi Watanabe

Quali sono e quanto valgono le tue divinità?
Questa è la domanda — estrapolata dal testo di Antoine de Saint-Exupéry presente nello scrigno e nel libro — che aleggia per l’intero racconto di Camp Erech, in ogni foto, in ogni parola.
Crediamo che non possiamo esimerci dal rispondere se davvero vogliamo capire per cosa vale la pena vivere — e, quindi, anche resistere, combattere, spendersi, immaginarsi — e cosa invece bisognerebbe lasciarsi alle spalle.
Se vuoi, puoi rispondere qui, usando il form oppure inviando un’email a [email protected]. La tua risposta, se ci darai il permesso, potrebbe essere pubblicata nelle prossime edizioni di questo scrigno e/o esposta durante le mostre e gli eventi futuri che accompagneranno il percorso di questo progetto.
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